Le 5P di Mintzberg – Episodio 5: Rope-a-Dope

Ci eravamo lasciati prima delle vacanze di Natale parlando di come una delle possibili accezioni del termine Strategia sia quella di Pattern, ovvero uno schema ricorrente nelle azioni di un’entità o organizzazione che si presenta in modo consapevole o inconsapevole. Questa interpretazione non è assolutamente in contrasto con quelle descritte in precedenza (ovvero Plan e Ploy, due modi di considerare la Strategia piuttosto simili e che la considerano come sequenza logica di azioni da compiere nel rispetto di determinati vincoli di tempo e risorse) e lo stesso vale per la quarta delle fantomatiche 5P di Henry Mintzberg, ovvero la Strategia intesa come Posizionamento (Position). In un twist che potrebbe sorprendere alcuni, rivelando cioè che titolo e immagine di copertina dei post di questo blog non sempre sono totalmente slegati dal contenuto, vorrei provare ad analizzare il concetto di Position mediante due esempi che potrebbero suonare familiari ad alcuni, ovvero la battaglia delle Termopili (per semplicità considerata qui nella versione romanzata presentata da Frank Miller nel suo bel fumetto 300) e la leggendaria vittoria di Muhammad Ali nell’evento pugilistico del 1974 noto come Rumble in the Jungle, l’epocale incontro tra Ali e George Foreman tenutosi a Kinshasa, in quella che all’epoca era nota come Repubblica di Zaire.

300 è una bella opera a fumetti scritta e disegnata nel 1999 da Frank Miller, un autore statunitense noto ai più per aver contribuito pesantemente a “svecchiare” il fumetto americano rendendolo più adulto e noir dalla fine degli anni ’70 a oggi, lavorando su personaggi iconici di Marvel e DC come Daredevil e Batman, ma anche creando storie originali come Sin City, Ronin e appunto 300. La storia, da cui è stato naturalmente tratto un film dalla carica testosteronica sovrareale, propone una versione romanzata e piena di licenze della celeberrima battaglia delle Termopili, svoltasi nel 480 avanti Cristo in Grecia, nell’ambito della seconda invasione persiana. Sebbene nella realtà la battaglia delle Termopili sia da considerarsi secondo gli storici indissolubilmente legata a un altro scontro parallelo combattuto sui mari (la battaglia di Capo Artemisio), la versione presentata da Miller si concentra sulle azioni di re Leonida I e dei suoi 300 guerrieri spartiati: trovandosi di fronte a una forza numericamente molto superiore a quella che aveva a disposizione, il buon Leonida attuò una Strategia di posizionamento sfruttando le particolarità del terreno (in particolare una strettoia rocciosa che rappresentava un passaggio quasi obbligato per penetrare verso la Grecia centrale), massimizzando l’impatto delle tattiche di combattimento note ai propri uomini (la famosa falange, un Pattern ricorrente tra gli eserciti dell’Antichità), riuscendo in ultima analisi a trattenere l’esercito persiano sulla costa, ottenendo con risorse limitate un risultato storico. Purtroppo, dopo qualche giorno di combattimenti estenuanti i persiani furono in grado di mettere in campo un Ploy banale ma letale, e grazie al traditore Efialte che indicò loro un passaggio difficile da trovare riuscirono ad aggirare gli spartani, annullando il loro vantaggio competitivo (che stava tutto nel dover costringere il nemico a passare attraverso un passaggio talmente stretto da non consentire un attacco in massa) e in ultima analisi portando alla fine degli eroici 300 opliti di Sparta.

Cosa ci dice questo esempio? Ci dice che è possibile attuare con successo (anche se magari non per sempre) una Strategia che si basa essenzialmente sul posizionamento delle proprie truppe, ovvero su un impiego delle proprie risorse (umane e non) appropriato rispetto al contesto, che consenta di fare leva sulle debolezze del nostro competitor e sulle nostre peculiarità per ottenere un vantaggio. Si tratta della stessa accezione della Strategia che attuano i coach nel momento di schierare in campo la squadra: a ciascun giocatore viene attribuito un ruolo. Sul Position poi si possono costruire dei Plan (una volta stabilita la posizione in campo si studiano degli schemi da attuare se e quando ci sarà l’occasione di farlo), e in caso di Ploy può essere opportuno rivedere il tutto, cosa che purtroppo gli spartani non ebbero modo di fare. Un altro esempio di Strategia come Position? Ecco a voi il meraviglioso Muhammad Ali, creatore nel suo mitologico scontro del 1974 con George Foreman della Strategia pugilistica nota come rope-a-dope: Foreman era il campione in carica ed era dato per favorito, Ali era appena tornato da una lunga squalifica e da alcune sconfitte. Foreman era fisicamente più potente, più giovane, più in forma. Ali decise di mettere in campo, dopo un primo round curiosamente offensivo, una Strategia letteralmente di posizionamento: si appoggiò alle corde, incassando passivamente pugno dopo pugno e per di più continuando a provocare Foreman per farlo colpire sempre più forte e con sempre più foga, finché l’irruento avversario non fu esausto. Allora Muhammad Ali, l’uomo in grado di volare come una farfalla e pungere come un ape, si svegliò improvvisamente e con un uno-due ben assestato mandò il buon George al tappeto e il pubblico in delirio. Ali sfruttò al massimo l’ambiente, le proprie risorse, i difetti dell’avversario, e soprattutto seppe quando modificare la propria Strategia sfruttando i segnali esterni (rimanere a incassare per tutto l’incontro difficilmente l’avrebbe portato e stendere Foreman).

In ambito aziendale, dove farsi prendere a pugni o alzare gli scudi non è parte integrante dell’uso della Strategia, come può essere attuata una Strategia di posizionamento? In quel caso la Strategia è implementabile tramite posizionamento nel senso che delinea il rapporto tra l’azienda stessa è l’ambiente circostante: a che segmento mi rivolgo? Occupo una nicchia? Come mi posiziono nella mente del cliente? Voglio agire come generalista o specialista? Come faccio arrivare i miei prodotti sul mercato? Rispondere a queste e altre domande sul “luogo” unico che l’azienda vuole ricoprire permette di definirne la Strategia come Position. Si tratta evidentemente, ribadirlo non fa mai male, di un concetto che non entra in antitesi con gli altri presentati finora, tutt’altro: avere una linea guida dettata dal posizionamento consente di pensare ed eseguire Plan e Ploy coerenti, di apprendere ed eseguire Pattern in grado di rendere in un certo senso automatiche certe azioni, in ultima analisi di non deviare eccessivamente dalla rotta tracciata per la fretta di rincorrere opportunità fuori dal seminato.

Ora per favore fate partire questa canzone, magari dopo esservi posizionati comodi sulla sedia.

3 Comments

  1. Tactics win a fight, strategy a battle, grand strategy a war. You’re right in the tactics of positioning the Greeks used and the strategy of Leonidas to fight the battle in the pass to slow the enemy but you missed the grand strategy of his actions. He knew before he took a step out of Sparta that he would die. That was the idea. The Spartan army wouldnt march during a holy festival and there was some discussion about fighting at all. But a dead king meant war and Sparta always had 2 kings at a time. The grand strategy was to pull Sparta into the war early at the price of Leonidas life, he paid the price and it worked. Ali’s price of winning was pain and suffering. He took a huge risk that he could take Forman’s punishment, the tactic bordered on crazy but the strategy was sound. The lessons from both? Good long term visions and goals, well implemented through actions that surprise or wrong foot the competition will succeed as long as you are prepared to make the necessary sacrifices.

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