Nuovo racconto: Tre apparizioni

È ora online sulla mia pagina Patreon (cui dovreste davvero iscrivervi, ma davvero) è da oggi disponibile il racconto inedito “Tre apparizioni“. Si tratta, ed è cosa rara per i miei racconti, del sequel di una storia scritta diversi anni fa, “La notte di Sofia“, anch’essa presente sulla pagina di cui sopra.

Partorito durante un laboratorio di scrittura con la magica Loredana Lipperini, “Tre apparizioni” è in un certo senso un racconto di fantasmi: leggerlo non è propedeutico alla lettura di “All Apologies” ma potrebbe farvi calare nel mood giusto.

Inizia così:

La prima volta in cui Sofia mi apparve era ancora una ragazzina. A ripensarci lo ero anch’io: avevo trent’anni, e se allora mi sembrava di essere già vecchio, adesso che ne ho quasi cinquanta mi rendo conto di quanto mi sbagliassi. Lei però ne aveva appena compiuti diciotto, e quella tra noi due mi sembrava una distanza incolmabile: in effetti non saremmo mai riusciti a colmarla del tutto, anche se non nel modo in cui pensavo io. Quella sera – la sera in cui la incontrai per caso a non so più quale festa di paese, lei mi urtò il gomito facendomi cadere il cellulare in un bicchiere pieno di birra, si scusò e finimmo per parlare, conoscerci, passare la nostra unica notte insieme – pensavo che a separarci non fossero gli anni a venire bensì quelli già passati: ritenevo me stesso esperto e disilluso, e ritenevo lei entusiasta e ingenua.

Sofia mi conquistò senza bisogno di fare nulla, fu sufficiente il suo essere: i suoi grandi occhi verdi, la naturalezza con cui seppe diventare in un istante il centro della mia attenzione, i suoi seni morbidi. Sì, anche quelli: sarei un ipocrita se fingessi che la mia attrazione per Sofia non fosse anche (e forse soprattutto) fisica. D’altronde non ci concedemmo il tempo di conoscerci davvero a fondo, figuriamoci quello di trovare l’uno nell’altra qualcosa che non fosse tangibile di cui innamorarci: bevemmo qualche bicchiere, fummo colti di sorpresa da un acquazzone, la invitai nell’appartamento in affitto in cui all’epoca abitavo. Eva quel fine settimana era a casa dei suoi genitori: io mi stupii che quella breve distanza bastasse a cancellarla dai miei pensieri, forse dando la colpa all’alcool o forse no. Nemmeno per un istante mi sembrò di compiere un errore: né mentre sull’uscio lasciavo entrare Sofia, né mentre Sofia a letto lasciava entrare me.

Quando il mattino dopo ci separammo – senza farci promesse né lasciarci alibi per incontrarci ancora, senza nemmeno esserci scambiati un numero di telefono – io la guardai allontanarsi come un bambino guarda una barchetta di carta sparire tra le onde del fiume: le augurai in silenzio di fare buon viaggio, cercando di ignorare la voce nella testa che mi ripeteva «Fermala, non lasciarla andare: la rimpiangerai!»

Non la fermai, lei non si voltò e io gliene fui grato.

Il resto lo potete leggere su Patreon. Altrimenti fate a meno, che mi frega? Non sono mica il vostro professore.

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