
“Rule No. 1 is never lose money. Rule No. 2 is never forget Rule No. 1.” – Warren Buffett
E finalmente, dopo mille ripensamenti, dopo tante false partenze, dopo aver scalato la prima delle innumerevoli montagne di carta che uno Stato vampiro che sembra fare di tutto per ostacolare l’iniziativa personale ti ha eretto davanti, è il momento di fatturare: è la prima, grande soddisfazione dell’imprenditoria, il momento in cui finalmente non ricevi più una busta paga ma un pagamento. Sono soldi tuoi, non del tuo titolare.
Certo, non è che siano proprio tutti tutti soldi tuoi: il Nosferatu di cui sopra vuole la sua parte. Certo, che credevi? Ci mancherebbe, quello non molla la presa: sei destinato a cavare sangue dalle rape, in un Paese che le rape te le fa pagare a caro prezzo e cerca di fregarti sulla metratura del terreno; e di tutto il sangue che riuscirai miracolosamente a cavare una bella quota se la prenderà comunque lui: dopotutto quei redditi di cittadinanza non si pagano da soli, giusto?
Quindi la prima cosa da fare arrivato a questo punto è tirare un attimo il freno a mano, fermarti a riflettere, imprimerti a fuoco nella mente che quei cento, mille, diecimila euro non sono realmente tuoi: sono della tua azienda. Se, come nel mio caso, sei al momento l’unico socio, è molto facile confondere le due cose, però è fondamentale non cascarci: il denaro va per prima cosa incassato (e anche qui ci sarebbe da aprire una parentesi, perché ti toccherà prima o poi metterti alle calcagna di un cliente smemorato, ti toccherà accettare che alcuni crediti si deterioreranno, ti toccherà ingoiare diversi rospi filigranati, ma per ora facciamo finta non sia così).
Ora che quel denaro l’hai messo al sicuro in cassa, prima che la banca inizi a rosicchiartelo e prima che Dracula arrivi a battere cassa, è il momento di fare qualche calcolo, il momento di fare qualche piano: che ci vuoi fare, con quei soldi? Una bella cena per festeggiare? Ci compri un capannone e poi magari vedrai come riempirlo? Ti fai fare nuovi biglietti da visita? Magari un telefono nuovo?
Niente di tutto questo: se vuoi avere vita lunga, per lo meno in ambito lavorativo, devi ripensare al caro vecchio Paperon de’ Paperoni, al modo in cui (pur portando agli estremi il concetto in modo molto caricaturale e un filo esagerato) si preoccupava sempre e comunque di non sprecare neanche una delle monete del suo Deposito. È quella che si chiama, con le dovute postille e precisazioni, diligenza del buon padre di famiglia: la tua prima responsabilità (e se il tuo commercialista è bravo quanto il mio non mancherà di ricordartelo) è quella di assicurarti che l’azienda rimanga in vita, come un padre che badi alla sua famiglia. E ‘fanculo alle menate di genere, non serve specificare che lo stesso vale per le madri: il punto credo sia chiaro, devi anteporre il benessere della famiglia (o azienda) al tuo. Pazienza se questo vuol dire che dovrai aspettare un altro po’ prima di elargire finalmente una busta paga a te stesso, ché magari ne avresti anche voglia dopo che hai aspettato due mesi per avere il via libera dalla maledetta burocrazia per emettere la prima fattura: hai scelto di assumerti un rischio e delle responsabilità, magari un domani avrai pure dei dipendenti cui pensare, quindi tanto vale iniziare a esercitarti.
Il primo passo è entrare nel giusto ordine delle idee.
E una volta che lo avrai fatto, la cosa più importante qual è? Ora che hai incassato il tui primo decino e hai resistito all’impulso di comprarci un gratta e vinci, cosa devi fare?
Devi rimboccarti le maniche e andare a caccia del secondo decino. E del terzo. E così via. E quando a forza di decini avrai un dollaro, potrai prendertene forse mezzo. Poi di quel mezzo ne darai un terzo abbondante allo Stato, e con quel che rimane è il caso di pagarci le bollette. Col resto compraci pure la barca, se ce la fai.
Nessuno ha mai detto che sarebbe stato facile.