Dev’essere per forza vero: è scritto su Facebook

Think of how stupid the average person is, and realize half of them are stupider than that“, ammoniva il compianto George Carlin diversi anni fa. E sebbene l’affermazione non sia proprio correttissima dal punto di vista formale, nasconde certamente un preoccupante fondo di verità.

È recente la notizia per cui il buon vecchio Mark Zuckerberg avrebbe deciso di delegare alla comunità di Facebook il compito di stabilire quali notizie siano vere e quali invece no, o più precisamente quali fonti siano affidabili e quali no. In questo modo, secondo i piani di Zuckerberg e soci, il preoccupante dilagare delle cosiddette fake news dovrebbe essere più o meno tamponato, grazie allo sforzo collettivo degli utenti e alla loro propensione alla ricerca della Bellezza e alla Verità. Si tratta a mio modo di vedere di un’idea bella solo in potenza, non futile come altre iniziative tese a contrastare un fenomeno che in fondo c’è sempre stato e che sempre ci sarà (al quale però ora abbiamo dato un nome inglese, perché fa più figo) che però soffre a mio modo di vedere di una fatale debolezza, quella di affidarsi al buon senso collettivo.

La motivazione prima di Zuckerberg non è sicuramente quella di voler offrire un servizio all’Umanità: il problema cui Facebook vuole porre rimedio è la progressiva perdita di fiducia dell’utenza verso i Social Network, causata dal fatto che l’utente medio (che come ci ricorda Carlin è stupido, però non è troppo stupido) sa bene che non tutto quello che viene postato su Internet corrisponde alla realtà. E noi non possiamo permetterci di vedere minata la macchina dei Like, visto che ormai è uno dei motori del mondo del lavoro. La soluzione proposta da Facebook, pur avendo l’indubbio merito di non comportare grossi costi per l’azienda (azienda che, a quanto si vocifera, tra banking e altri curiosi sviluppi potrebbe avere bisogno di fondi da investire in progetti senza dubbio più interessanti e redditizi) e allo stesso tempo offrendo agli utenti un elemento di gratificazione che viene dalla partecipazione attiva (dunque potenzialmente di fidelizzazione), a mio avviso è piagata dal fatto che in questo periodo storico assistiamo a un ribaltamento dei paradigmi informativi, a una forma di ribellione all’autorità tradizionalmente affidabili da parte di un’ampia fetta di popolazione che diffida da chiunque abbia un titolo di studi superiore e che aderisce alle peggiori scuole di “pensiero”.

Molti utenti, in sostanza, intuiscono sì che non tutto quello che viene postato sui Social Network sia oro colato, solo che sfortunatamente ritengono affidabili fonti che sono del tutto inaffidabili, e viceversa. Ci vorrebbero dei dati per circostanziare questa affermazione, però una verifica empirica è semplice: basta farsi un giro tra tutti i gruppi popolati da mamme informate, avvistatori di alieni, arrestatori di Presidenti e altri alfieri del delirio, e dare un’occhiata a quali siano le fonti da loro ritenute dispensatrici di verità. Ci accorgeremo con sgomento di come un grande numero di utenti (quelli incidentalmente più attivi, verrebbe da dire) disdegni il sito della World Health Organization per promuovere i blog di gente che dice di guarire il cancro con il bicarbonato. O di come i medici siano considerati tutti collusi con le fantomatiche lobby, al punto da essere evitati per affidarsi a gente che propone “cure” a base di sequenze numeriche. O di come il nome del povero, disturbato Nikola Tesla venga usato per promuovere idee contrarie a ogni principio di buon senso (per non parlare di quelli della termodinamica) al grido di “Non ce lo vogliono far sapere“.

Il rischio è che si inneschi un sistema di inquinamento esponenziale delle fonti: Facebook propone solo notizie da sorgenti classificate come affidabili, che però sono ritenute tali solo grazie a una quota attiva e vocale di utenti totalmente disinformati, che lottano per promuovere le pessime idee controculturali, ascientifiche e sensazionaliste di maliziosi campioni della truffa (o di pazzi scatenati, tipo quelli che portano avanti la cosa dei Bambini Indaco). Questo fa sì che sempre più utenti siano gravemente fuorviati dalle fonti stesse, visto che vengono esposti a un numero sempre crescente di stupidaggini grossolane: si finisce con l’esautorare ulteriormente quelli che proponendo realtà scomode ma razionali diventano fanalino di coda dell’informazione Social. Insomma, a questo punto è forse meglio l’approccio adottato da anni in ben altri lidi: su 4chan, ad esempio, il visitatore è accolto da un banner più o meno come questo.

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Ora per favore fate partire questa canzone, e correte a progettare un motore ad acqua (anche se poi i Poteri Forti ve lo boicotteranno come al solito).

3 Comments

  1. Impressione personale (e forse un po’ presuntuosa): a molte persone piace ritenere affidabili fonti a dir poco improbabili perchè quanto affermano si sposa molto più facilmente col loro livello di ignoranza (in materia o generica).

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