Il Like diventò l’unità monetaria – Parte 3: Nothing but Flowers

Dopo aver parlato di cosa sia la reputazione e aver piantato il seme del dubbio insinuando che essa sia un’entità che globalmente non cambia di volume (cosa tutta da verificare), concludiamo rispondendo a un altro quesito di quelli ambigui e un filo provocatori proposto la volta scorsa: e se noi volessimo provare a fare un po’ gli speculatori nel campo della reputazione?

Prima di tutto chiariamo che il termine “speculatore” non è inteso con valenza negativa: mi rifaccio piuttosto alla definizione del mai troppo citato Warren Buffett, che considera forme di speculazione quelle manovre sui mercati finanziari che sono focalizzate più sul prezzo di un titolo che sull’effettivo valore dell’attività sottostante. Buffett la considera un’attività generalmente rischiosa, quasi illusoria nel suo apparire facile

quote-a-pin-lies-in-wait-for-every-bubble-and-when-the-two-eventually-meet-a-new-wave-of-investors-warren-buffett-66-10-31
Non è adorabile? Il nonno multimiliardario che tutti vorremmo avere.

In sostanza si tratta di una scommessa: compro qualcosa a poco prezzo confidando sul fatto che, a patto che determinate condizioni si avverino, potrò poi rivenderla a prezzo maggiore. Ci sarebbe molto da discutere su come la speculazione possa essere vista come una cosa pericolosa, dispendiosa, opinabile, poco lungimirante o altro: a me qui ora preme solo chiarire che non è inteso come epiteto denigratorio. Potremmo usare un termine che sia meno fraintendibile, parlando non di speculazione ma di ricerca di opportunità immediate a ritorno elevato, tuttavia poi finiremmo a parlare di opportunismo e saremmo nuovamente preda dell’ambiguità: più che concentrarci sul lessico, cerchiamo di capire se e come si possa speculare sul “mercato” della reputazione.

Esistono almeno due modi per aumentare la propria reputazione, uno intuitivo e uno meno intuitivo. Il primo metodo, quello di cui abbiamo sempre più o meno implicitamente parlato in questa serie di post, è quello del buon vecchio duro lavoro: le nostre azioni giorno dopo giorno daranno a chi ci sta attorno modo di giudicarci, dunque pian piano ci costruiremo una reputazione più o meno solida in quanto individui. Si tratta di un metodo che richiede costanza, perseveranza, affidabilità, simpatia: roba che costa tempo, fatica e probabilmente anche denaro. Occorre in una parola investire nella nostra reputazione, con risultati proporzionali alla nostra capacità e alle risorse impiegate. Il secondo metodo, che a mio avviso è simile alla speculazione nel senso che consente possibili “picchi” in termini di reputazione guadagnata o persa, è quello che si basa su ciò che il già menzionato Rudy Bandiera definisce principio dei vasi comunicanti della reputazione: noi veniamo giudicati anche in base a quelli che frequentiamo, come un famoso proverbio sulla zoppia ci ricorda, dunque possiamo fattivamente guadagnare reputazione per prossimità. Curate da qualche mese un blog in cui parlate di cucina e vi chiedono di scrivere un guest post per una pagina ancora più sconosciuta della vostra? Se la vostra attività è fonte di remunerazione (o se la loro lo è) allora dovreste probabilmente farvi pagare per il disturbo. La richiesta di scrivere il post arriva da un sito blasonatissimo frequentato ogni giorno da un milione di persone? Dovreste considerare di farlo gratis, anzi forse ringraziare di non dover essere voi a pagare loro dato che vi stanno offrendo una bella opportunità per farvi conoscere. E se poi emerge che il sito blasonatissimo è gestito da un criminale incallito? Anche la vostra reputazione rischia di uscirne compromessa: la prossimità non garantisce assolutamente che la reputazione cresca in positivo, così come un’attività speculativa non garantisce guadagno. Entrambe le manovre, quella finanziaria e quella reputazionale, si basano su una scommessa: se le cose vanno come spero, avrò un elevato beneficio con poco sforzo.

La reputazione è sempre più simile a una valuta (o quantomeno a una merce), e come tale può e deve essere scambiata mediante una ricerca intelligente delle migliori opportunità di crescita. Cosa intendo per ricerca intelligente? Intendo una valutazione di dove e come rivolgere le proprie attenzioni dopo aver considerato tutti gli elementi dell’equazione, considerando i fondamenti che possiamo così riassumere:

  1.  La reputazione online si riflette sulla nostra reputazione nel mondo reale (visto che ad esempio sempre più datori di lavoro controllano cosa facciamo sui Social Network per decidere se assumerci o meno);
  2. La reputazione online si guadagna a discapito di altri (se smetto di accrescere la mia reputazione qualcuno intercetterà il mio pubblico al posto mio);
  3. La reputazione si deve essenzialmente costruire con uno sforzo costante e coerente nel tempo, sebbene sia possibile guadagnarne un quantitativo addizionale approfittando della prossimità ad attori a reputazione più elevata della nostra (e questo è simile alla speculazione, nel senso che richiede tempismo, tattica, opportunismo e implica un certo grado di rischio);
  4. La reputazione è una merce di scambio, una vera e propria valuta che può essere usata per riscuotere crediti presso terzi (ad esempio ricevendo da persone con reputazione più bassa della nostra beni o servizi dando loro in cambio l’occasione di farsi conoscere), per guadagnare opportunità di lavoro/business (risaltando agli occhi degli headhunter) e anche come base su cui guadagnare nuova reputazione (più sono rispettato più i miei condivisi vengono condivisi, più vengono condivisi più sarò rispettato).

Il quarto punto in particolare potrebbe suonare controverso, dal momento che cozza con la sensibilità di quanti si risentano ferocemente per le famigerate offerte di lavoro pagate in visibilità: a prima vista un’offerta del genere può essere vista come ingiusta e illegittima, e non esistendo per ora una una teoria unificata della reputazione come valuta è difficile stimare quanto valga in Euro la creazione di contenuti che ci diano visibilità senza immediata remunerazione. Tuttavia, se da un lato è vero che non si dovrebbe mai fare gratis un lavoro in cui siamo bravi (a meno di voler fare beneficenza), dall’altro bisogna entrare nell’ottica per cui in determinate circostanze un’occasione di guadagnare visibilità corrisponda a un’occasione di guadagnare reputazione, dunque a un’occasione per monetizzare in futuro. Si tratta sempre di valutare il contesto, di soppesare tutti gli elementi, di capire le trasformazioni continue della società in cui viviamo.

Ora per favore fate partire questa canzone, nell’attesa che anche questa unità monetaria passi di moda e ne arrivi un’altra: alla fine, comunque, qui non resterà altro che fiori.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...